Ecco perché GOL aiuterà anche chi è lontano dal mercato del lavoro
“Con Gol si punta ad attuare un importante cambio di paradigma. I tratti distintivi del programma riguardano infatti la personalizzazione degli interventi, l’analisi accurata delle esigenze delle persone, la sinergia tra i soggetti istituzionali, l’integrazione tra servizi per il lavoro e servizi per la formazione. Oltre a un investimento senza precedenti sulle politiche attive del lavoro e sui servizi territoriali”
Siamo alle battute finali – o meglio iniziali – per GOL, il programma “Garanzia Occupabilità Lavoratori” promosso dall’Agenzia Nazionale Politiche Attive per il Lavoro (ANPAL) che rappresenta un modo innovativo di intendere i servizi di inserimento e reinserimento lavorativo. Secondo le parole del commissario straordinario di Anpal Raffaele Tangorra, infatti, GOL aiuterà anche chi ad oggi è lontano dal mercato del lavoro:
“Con Gol si punta ad attuare un importante cambio di paradigma. I tratti distintivi del programma riguardano infatti la personalizzazione degli interventi, l’analisi accurata delle esigenze delle persone, la sinergia tra i soggetti istituzionali, l’integrazione tra servizi per il lavoro e servizi per la formazione. Oltre a un investimento senza precedenti sulle politiche attive del lavoro e sui servizi territoriali”.
Raffaele Tangorra, commissario straordinario ANPAL
Il Programma GOL, infatti, mira tra l’altro a fornire ad alcune fasce a rischio (oltre ai percettori del reddito, ad esempio, anche cassaintegrati e disoccupati con o senza sussidio) percorsi formativi mirati a permettere loro di acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro. Si tratta di un’azione di riforma prevista dal PNRR per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro e dispone di risorse complessive pari a 4,4 miliardi di euro; conta di coinvolgere 3 milioni di beneficiari entro il 2025 di cui 800.000 solo in attività formative.
I numeri di GOL
Una delle novità essenziali del Programma GOL, spiega ancora Raffaele Tangorra, è che per la prima volta “la formazione entra a far parte della cassetta degli attrezzi di chi si occupa dei disoccupati, diventando un momento cruciale di passaggio da un’occupazione a un’altra”.
Ma non c’è solo questo in GOL: Tangorra ha anche sottolineato il cambio di paradigma del programma rispetto alle politiche del passato:
“questa riforma non cambia le norme, ma si concentra sull’implementazione, ossia sull’operatività degli strumenti nei diversi territori per raccordarli a livello nazionale. Puntiamo cioè sulle politiche che le Regioni hanno messo in campo valorizzandole in una cornice unitaria. L’obiettivo è arrivare un giorno all’affermazione di una logica dei livelli essenziali delle prestazioni come veri e propri diritti esigibili dei cittadini: quando un lavoratore disoccupato si rivolgerà alla rete dei servizi per il lavoro saprà cosa attendersi in quegli uffici indipendentemente dal territorio”.
Parole, queste, supportate da numeri: secondo gli ultimi dati di monitoraggio dell’Unità di Missione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, elaborati su dati Anpal datati 9 settembre 2022 sono stati stipulati già 175.132 patti di servizio e grazie a questo importante traguardo l’Italia potrà quindi accedere agevolmente al finanziamento pari a 4,4 miliardi di euro previsto dal PNRR per la missione 5 componente 1, Riforma 1.1: Politiche attive del lavoro e formazione.
La partenza delle attività a livello territoriale è avvenuta in tempi diversi, ma già dalla fine di luglio scorso tutte le Regioni sono risultate “pienamente operative”: alcune hanno già raggiunto la soglia fissata per fine anno, mentre altre sono in procinto di farlo, con un trend crescente di settimana in settimana.
In altre parole, il Programma GOL ha raggiunto – con tre mesi di anticipo – il target europeo di GOL, rispetto a quanto concordato con la Commissione Europea.
GOL, lo strumento che avvicina le persone al lavoro
Nel ricordare il raggiungimento del target europeo di GOL in molte regioni (diverse delle quali del Mezzogiorno), Tangorra ha anche sottolineato la resilienza del programma, che era stato ideato in un momento storico molto diverso dall’attuale. Si era in piena pandemia Covid e forte era il timore di un’emorragia di posti di lavoro:
“Un programma pensato durante i mesi più drammatici della pandemia per accompagnare quelle che si immaginavano masse di disoccupati alla fine del blocco dei licenziamenti – licenziamenti che per fortuna non ci sono stati – è diventato oggetto di attenzione diversa negli ultimi mesi, quando il mismatch tra domanda e offerta ha occupato l’attenzione: GOL diventava lo strumento per ricercare i disoccupati che le imprese non trovavano.
Ora c’è il nuovo shock di una guerra al centro dell’Europa e le relative conseguenze sul costo dell’energia e, più in generale, sul sistema economico. A fronte di queste trasformazioni epocali il programma Gol ha manifestato una certa resilienza: pur cambiando così rapidamente il contesto, abbiamo strumenti diversi e risorse diverse per poterci far carico dei bisogni delle persone”.
Anche se non va dimenticato che “le politiche attive non creano posti di lavoro”, “il disagio sociale che eventualmente osserveremo nei prossimi mesi, potrà essere almeno in parte alleviato migliorando le chance di occupabilità di chi dovrà affrontare periodi di transizione”.
Cosa fare allora? Come spiegano gli esperti di Fervet Opus, occorre “stare attenti alle possibili evoluzioni nel breve periodo e a non allontanarsi troppo dal vostro cellulare in futuro: una telefonata potrebbe essere una grossa occasione, ma perderla invece rischia di diventare una gravissima penalizzazione”.