Politica e Istituzioni

Le risorse umane entrano nella P.A.

I dipendenti pubblici in Italia sono 3,2 milioni e l'obiettivo è raggiungere i 4 tondi. Ma il Piano integrato di attività e organizzazione cambia le regole del gioco.

Siamo abituati a pensare, in una sorta di deviato immaginario collettivo, alla Pubblica Amministrazione (abbreviato P.A.) come ad alcove di nullafacenti tutelatissimi da contratti blindati. Chiaramente, non è così: la macchina statale nel suo complesso magari non funziona come dovrebbe, e le criticità si vedono e si sentono sulla pelle dei cittadini, ma ci sono fior fior di professionisti nella P.A. ligi al dovere e al lavoro. Semmai, quello che è mancato in un sistema complesso (che spesso in alcune realtà è diventato un vero e proprio anelare al posto fisso), è sicuramente una moderna gestione delle risorse umane capace di valorizzare i talenti e ottimizzare i processi.

In tal senso, il Governo italiano ha imposto a tutte le Pubbliche Amministrazioni il rispetto del Piano integrato di attività e organizzazione, che prevede l’adozione di strategie mirate per l’ottimizzazione delle risorse umane. Un passo fondamentale in un momento in cui il ricambio generazionale è quasi obbligato nella macchina statale: i dipendenti pubblici in Italia secondo FPA sono circa 3,2 milioni, di cui il 16,3% ha più di 60 anni e solo il 4,2% è under 30 (dati estratti dal report FPA di giugno 2022). L’INPS invece offre una stima al rialzo: secondo l’Istituto nazionale di previdenza nel 2021 il numero di lavoratori pubblici con almeno una giornata retribuita nell’anno è stato di 3.725.952. Rappresenta un +1,3% rispetto allo stesso dato in possesso dell’INPS nel 2020, e che conferma l’aumento dei dipendenti pubblici a fronte delle fuoriuscite e dei pensionamenti. La retribuzione media del dipendente pubblico è di 32.128 euro e la media di giornate lavorate è di 277 giornate retribuite.

L’obiettivo è quello di raggiungere i 4 milioni entro i prossimi 5-6 anni, così da avvicinarsi agli attuali valori dei vicini Francia (5,7 milioni), Germania (5 milioni) e Regno Unito (5,3 milioni).

Tutto sembra dire quindi che la p.a. è in sottonumero e che nel futuro oltre alle menti e alle braccia ci sarà bisogno di una gestione diversa delle risorse umane. In pratica, l’HR deve entrare nella macchina statale a tutti gli effetti. Il ché cambia le regole del gioco e offre nuove prospettive.

“La gestione dei contratti di lavoro, l’attribuzione delle responsabilità, la definizione degli obiettivi e la creazione di percorsi di crescita nella Pubblica Amministrazione presentano delle criticità rispetto al settore privato. Il sistema pubblico, infatti, è più complesso e il personale ne rappresenta uno tra i principali fattori di successo”. Lo afferma Maria Cesaria Giordano, CEO di HRCOFFEE, azienda che ha sviluppato un personalissimo modello di People Analytics che ritiene un esempio di come poter gestire le HR nella Pubblica Amministrazione. “Risulta evidente – spiega Giordano – l’importanza della creazione di una rinnovata funzione di gestione del personale e delle politiche di sviluppo delle risorse umane e dell’organizzazione, attraverso il supporto dell’intelligenza artificiale e l’utilizzo dei dati, che consentono di conoscere esattamente le persone che abitano l’organizzazione, di scoprirne le loro capacità, di valutarle e di intercettarne i bisogni e le esigenze più profonde, in modo più rapido ed efficiente”.

“Siamo convinti – continua Giordano – che, così come le aziende, anche la Pubblica Amministrazione debba abbracciare lo sviluppo di un nuovo modello di gestione del capitale umano attraverso una cultura che migliori gli standard lavorativi, rendendoli smart e al passo coi tempi. I vantaggi che ne derivano sono tangibili e consistono non solo nella comprensione dello stato attuale dell’organizzazione e del grado di conoscenze e competenze presenti e necessarie ma anche una considerevole riduzione del tempo investito per svolgere attività routinarie, tempo che potrebbe essere impiegato, ad esempio, per un altro task lavorativo. In questo modo, le PA saranno in grado di trattenere e attrarre i talenti e migliorare il servizio offerto”.

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