Politica e Istituzioni

Smart working, si insedia l’Osservatorio sul Lavoro Agile: ecco a cosa servirà

Lo smart working è “in evoluzione“. Lo afferma il Ministro del Lavoro Andrea Orlando commentando l’insediamento dell’Osservatorio bilaterale per il Lavoro Agile, con il dichiarato obiettivo di “accompagnare l’azione legislativa che si trova ad affrontare scenari nuovi”.

Chi compone l’Osservatorio?

A far parte dell’Osservatorio ci saranno esponenti di tutte le parti sociali in causa: Governo, sindacati di categoria, associazioni. Sarà coordinato dal professor Pasqualino Albi, Ordinario di Diritto del Lavoro del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa e Avvocato Giuslavorista.

Che farà l’Osservatorio sul Lavoro Agile?

L’Osservatorio, per un anno (salvo proroghe), sarà chiamato a monitorare a livello nazionale:

i risultati raggiunti attraverso il lavoro agile, anche al fine di favorire lo scambio di informazioni, la diffusione e valorizzazione delle migliori pratiche rilevate nei luoghi di lavoro;

lo sviluppo della contrattazione collettiva nazionale, aziendale e/o territoriale di regolazione del lavoro agile;

l’andamento delle linee di indirizzo contenute nel Protocollo nazionale sul lavoro agile del 7 dicembre 2021 e la valutazione di possibili sviluppi e implementazioni con riferimento a eventuali novità normative e alla crescente evoluzione tecnologica e digitale.

Scelta stilistica di non poco conto il fatto che in tutte le sue comunicazioni il Ministero del Lavoro abbia usato la formula “Lavoro agile” e non quella diffusa (e spesso usata a sproposito) di smart working.

“Con il Protocollo di dicembre – spiega Orlando – pensiamo di aver fornito un utile strumento di orientamento per il lavoro che anche il Parlamento sarà chiamato a fare. Abbiamo gettato le basi di un metodo di confronto fra istituzioni pubbliche e parti sociali, che quando correttamente impostato è in grado di produrre risultati di grande valore sociale e di avere una capacità di progettazione, uno sguardo lungo sulla futura regolazione, con una prospettiva europea. Il lavoro dell’Osservatorio rappresenta un tutt’uno con questo spirito che è stato alla base dell’elaborazione del Protocollo”.

Smart working: le previsioni

Ci sono opinioni contrastanti su quanto in effetti il concetto di smart working sia ormai pervaso nel nostro modo di intendere il lavoro. Nelle scorse ore, ad esempio, un’indagine di Confcommercio Milano parlava di 7 lavoratori su 10 tornati in ufficio, mentre qualche giorno fa l’AIDP (Associazione Italiana Direzione del Personale) prevedeva addirittura un 90% di smart working per il futuro del lavoro italiano. Secondo il Ministero invece “circa 4,5 milioni di lavoratori continueranno in modo stabile a lavorare da remoto, anche dopo la fine della pandemia”. Il tutto con ormai acclamati e riconosciuti benefici: il bilanciamento work-life in primis, ma anche le ripercussioni che un pendolarismo ridotto provoca sull’ambiente e la vivibilità dei centri cittadini. “Ma al tempo stesso – ribadisce il Ministero in una nota – bisogna fare attenzione che questa modalità di lavoro non determini una dilatazione degli orari di lavoro, una condizione di isolamento dei lavoratori o uno svuotamento di alcuni centri urbani”.

Verso la fine della proroga per lo smart working

Ricordiamo che in Italia fino a giugno vige ancora la procedura semplificata in deroga alle precedenti leggi che normavano lo smart working (legge 81/2017). In pratica, nonostante la fine dell’emergenza sanitaria, il Governo Draghi ha ritenuto opportuno dare ulteriori mesi alle aziende per adattarsi ma soprattutto utili allo stesso Esecutivo per elaborare un nuovo quadro normativo di riferimento.

“L’attuale disciplina del lavoro agile emergenziale prorogata fino al 30 giugno 2022 – conclude Orlando – prevede già una modalità semplificata per le comunicazioni obbligatorie, ma è ora necessario procedere con l’obiettivo di rendere strutturale il meccanismo di semplificazione; per questo il nostro Ministero si è fatto promotore, nei confronti del Governo e del Parlamento, della proposta di introdurre una semplificazione a regime delle modalità di comunicazione del ricorso al lavoro agile”.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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