Lavoro

Le priorità dei lavoratori post-pandemia: orario flessibile e valori condivisi

La ricerca Manpower - Thrive è stata condotta su un campione di 5000 lavoratori in 5 Paesi, 1000 dei quali in Italia: dopo il Covid la flessibilità è l'auspicio maggiore

Il Covid ha cambiato le abitudini dei lavoratori? In parte sì, ma quel che è certo è che ha cambiato le priorità dei lavoratori in termini di richieste o di fattori chiave nel benessere lavorativo. L’ultima ricerca di ManpowerGroup / Thrive sembra confermarlo.

L’indagine, dal titolo “What Workers Want” (“Cosa vogliono i lavoratori”) è stata condotta su 5.000 lavoratori in 5 diversi Paesi. Circa 1.000 di questi sono lavoratori italiani e la quasi totalità degli intervistati italiani dichiara che la flessibilità è importante. Chiaramente, si parla della flessibilità che viene incontro alle richieste del lavoratore e non quella invece chiesta dall’azienda.

Come cambia il senso di flessibilità

Del campione italiano il 96% ha dichiarato serenamente di ritenere la flessibilità importante nel lavoro, ma come questa flessibilità andrebbe declinata invece cambia notevolmente di più da persona a persona. Un italiano su due (stando allo studio) vorrebbe scegliere a che ora iniziare e a che ora finire di lavorare. Un buon 17% invece sarebbe disposto a rinunciare a un giorno di stipendio pur di lavorare 4 giorni a settimana anziché 5.

Star bene con la testa prima di tutto

La pandemia ha posto la salute mentale in cima all’agenda pubblica e aziendale e i lavoratori vedono ora il benessere come una responsabilità condivisa con i datori di lavoro.

I livelli di stress in Italia sono diminuiti rispetto al picco della pandemia (dal 42% al 36%), ma sono ancora superiori a quelli precedenti al marzo 2020 (29%). Sempre più spesso, commentano ManpowerGroup e Thrive, i datori di lavoro saranno chiamati ad affrontare il burnout, a contribuire a costruire la resilienza e a supportare azioni per il miglioramento del benessere delle persone.

In cerca di valori condivisi e equilibri personali

Il work-life balance è sicuramente diventato elemento chiave del benessere lavorativo dei dipendenti e questo si denota non solo dalla volontà di scegliere i propri tempi di lavoro ma anche da ciò che il lavoratore cerca. Valori condivisi con l’azienda e fiducia nei colleghi se un tempo erano piacevoli surplus ora possono anche dettare la fine di un rapporto di lavoro (grandi dimissioni insegnano). Secondo l’indagine, la fiducia è un fattore chiave per una forza lavoro sana e felice.

Stando all’indagine “What Workers Want”, se restano ai primi due posti come prioritari per i lavoratori la sicurezza (87%) e la giusta retribuzione (88%), iniziano a farsi strada in alto nella classifica la fiducia nei colleghi (giudicata importante dall’82% dei lavoratori italiani) e la fiducia nei capi (giudicata un requisito necessario da più di due terzi degli intervistati). Inoltre, le persone vogliono lavorare per aziende con cui condividono valori e convinzioni (69%), e il 73% cerca un significato personale nel proprio lavoro quotidiano.

Mancano i talenti

Ultimo punto, condiviso da sempre più sondaggi in realtà, è legato a una crescente mancanza di talenti – di contro a sempre maggiore offerta di lavoro. Lo confermava, non ultimo, Luca Semeraro in questo articolo dei giorni scorsi. Il dato citato dal svp di Badenoch + Clark e Spring Professional è più o meno confermato dal commento della ad ManpowerGroup Italia Anna Gionfriddo: “Nel nostro Paese i datori di lavoro prevedono assunzioni in crescita del +23% per il terzo trimestre di quest’anno, ma a tale dato si contrappone una sempre maggiore difficoltà a trovare i talenti necessari, come riportano quasi tre aziende su quattro”.

“In questo contesto – aggiunge Gionfriddo – l’attenzione verso le necessità e i bisogni delle persone, fuori e dentro il luogo di lavoro, da parte dei leader d’azienda, assume una rilevanza fondamentale per trattenere i migliori talenti, attirarne di nuovi e crescere con essi”.

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