Riforma della giustizia tributaria, Catalano: “Qualche ombra persiste ancora”
L'incontro sul tema promosso dall'Ordine dei Commercialisti. La consigliera Maione: "La mole del contenzioso è ancora elevata, obiettivo resta difficile da raggiungere".
La Giustizia Tributaria, all’indomani della riforma, è sicuramente migliore, ma “qualche ombra ancora persiste“. Lo ha affermato il giudice tributario Marco Catalano nel corso del convegno “La riforma della giustizia tributaria”, un focus sul tema promosso dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli (ODCEC) presieduto da Eraldo Turi. “Ora – ribadisce Catalano – il nuovo Governo prosegua su questo solco affinché si renda la magistratura tributaria effettivamente terza e imparziale, così da dare ai cittadini una risposta di giustizia che sia celere, effettiva e più giusta possibile”.
L’incontro, introdotto da Fabio Cecere e Pietro Paolo Mauro (consiglieri delegati Commissione Contenzioso Tributario Odcec), ed Elvira Catuogno (vicepresidente della Commissione Contenzioso Tributario), è servito a fare il punto su alcuni degli elementi più controversi o ancora non risolti alla luce della riforma della giustizia tributaria.
Ad esempio, secondo la presidente della Commissione Contenzioso Tributario Nuna Maione, con “la riforma, i tempi per discutere i contenziosi si sono accelerati”. “Oggi – spiega – dal deposito alla discussione di un ricorso passa solo qualche mese, a differenza di ciò che accadeva in passato. Purtroppo, però, la mole del contenzioso è ancora elevata. Per velocizzare i tempi e per migliorare il sistema Italia anche nell’ambito del Pnrr era stata varata la riforma, anche se sono convinta che l’obiettivo resta difficile da raggiungere, nonostante gli sforzi che sono stati fatti finora”.
Immacolata Vasaturo, giudice tributario e presidente del collegio dei revisori dei conti dell’Odcec di Napoli, si ferma invece sul bollino di affidabilità fiscale. Dopo averne spiegato il significato e l’uso (“il ‘bollino di affidabilità fiscale’ è sostanzialmente un punteggio, un rating assegnato ai contribuenti più virtuosi e, che così possono accedere a misure premiali anche in sede di contenzioso”), Vasaturo è entrata nel merito: “Se, ad esempio, si ha un punteggio elevato, non si ricevono accertamenti su presunzioni semplici. La misura – ha aggiunto – interviene anche nel processo tributario e consente di escludere l’obbligo o la possibilità che il giudice chieda una garanzia per concedere un’istanza di sospensione di un atto impugnato”.
Giovanni Iaccarino, oggi commercialista ma con un trascorso da vicepresidente di sezione tributaria (l’equivalente della Corte di Giustizia Tributaria di primo grado) ha sottolineato come “con la riforma si sono perse due occasioni importanti. Innanzitutto, si poteva rendere una volta e per tutte effettivamente autonomi e super partes i giudici tributari, che invece ancora dipendono anche nell’organizzazione dal Ministero dell’Economia e Finanze. Una grande anomalia perché il Mef è parte in causa in tutti i contenziosi. E ancora, non si è veramente velocizzato il contenzioso per importi inferiori a 50mila euro, cause che rischiano di attendere tempi lunghi tra notifiche, riesame dell’Agenzia delle Entrate, accertamento, eventuale richiesta di conciliazione ordinata dal giudice e poi discussione”.
“Insomma – ha concluso Iaccarino – alcuni passaggi per la mediazione si potevano tranquillamente accorpare”.