Lavoro

Lavori più richiesti 2022: l’Italia ha bisogno di operai e artigiani

Dai dati emersi dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, emerge la difficoltà di trovare bravi artigiani come per il trattamento del legno o nel settore edile. E anche tecnici informati e specialisti in scienze. Sempre più persone trovano lavoro in via informale e sempre meno attraverso i canali formali.

Le figure più difficili da reperire in Italia? Lasciate stare le cosiddette professioni del futuro come chi lavora sui social media o nella comunicazione: nel nostro Paese in realtà c’è un estremo bisogno di poi gli attrezzisti, operai e artigiani del trattamento del legno (67,9%), i fonditori, saldatori, montatori carpenteria metallica (62,4%), gli artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (62,3%).

Lo recita il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, l’ultimo del suo genere e relativo quindi all’anno 2021. Ad aprire e chiudere la top 5 ci sono rispettivamente i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (68,1%) e gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali (61,9%)

Snocciolando il report, scopriamo inoltre che l’attuale crisi del lavoro con sempre più imprese incapaci di trovare personale era già un trend e l’esplosione – inevitabile – ampiamente prevista: la mancanza di candidati è il motivo della difficoltà maggiormente segnalato dalle imprese (22,2%) seguito dalla preparazione inadeguata (13,4%) e da altri motivi (2,9%). A incontrare le maggiori difficoltà di reperimento sono le imprese delle costruzioni (53,3% dei profili ricercati), seguite dalle industrie del legno e del mobile (53,0%), dalle industrie metallurgiche (52,5%) e dalle imprese dei servizi informatici e delle telecomunicazioni (51,9%).

Se è quindi vero che c’è un problema di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, è anche vero che per chi è alla ricerca di un settore in cui specializzarsi le opportunità esistono, eccome.

INAPP: come si trova lavoro oggi?

Il match tra domanda e offerta è uno dei maggiori topic d’interesse al momento. In tal senso è interessante analizzare l’infografica rilasciata da INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) sui dati relativi all’indagine Inapp-Plus, che da oltre 15 anni analizza la dinamica dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Infografica Come si trova lavoro_0

Il peso della informalità nella ricerca di lavoro – secondo INAPP – cresce sempre più. Negli ultimi dieci anni quasi un lavoratore su quattro (23%) ha trovato occupazione tramite amici, parenti o conoscenti, il 9% attraverso contatti stabiliti nell’ambiente lavorativo. In tutto, tra il 2011 e il 2021 i canali informali di ricerca hanno generato il 56% dell’occupazione: circa 4,8 milioni di posti di lavoro sottratti alla intermediazione “palese”.

Il tutto, chiaramente, dimostra ancora una volta quanto necessaria sia un’intermediazione tra domanda e offerta qualificata. I numeri dei centri per l’impiego, inferiori a quelli delle agenzie per il lavoro, lo rendono palese.

La prevalenza di rapporti formali inoltre, secondo Sebastiano Fadda, presidente dell’INAPP, porta a “distorsioni rilevanti sulla qualità dell’allocazione delle risorse umane”. “I dati – continua Fadda – mostrano che i canali formali (a parte i concorsi pubblici, ci si riferisce prevalentemente ai centri per l’impiego) intermediano le posizioni lavorative meno retribuite, prevalentemente non standard e caratterizzate da bassi livelli di istruzione.  Chiudendo di fatto i canali formali di accesso pubblico alle posizioni migliori si restringe il campo della contendibilità e si riduce l’area di scelta per gli stessi datori di lavoro, compromettendo spesso la valorizzazione del merito e il funzionamento del cosiddetto ‘ascensore sociale’“.

“C’è da domandarsi – si interroga Fadda – perché ciò accada, ma sicuramente ciò riflette il perfetto incontro tra riluttanza delle imprese a comunicare posti vacanti di elevata qualità ai Servizi per l’impiego e riluttanza delle persone più qualificate a cercare occupazione rivolgendosi ai Servizi per l’impiego. Tutto ciò comporta nel lungo periodo un impoverimento del capitale sociale e, una perdita di qualità e di efficienza dell’intero sistema economico”.

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