Economia

ISTAT, meno di un lavoratore su 4 sopra i 30mila euro all’anno

Il 24 percento degli italiani, quindi meno di uno su quattro, nel 2020 ha percepito un reddito lordo individuale, al netto quindi dei contributi sociali, superiore ai 30mila euro annui. Il restante 76 percento non supera i 30mila euro e un quarto degli intervistati non arriva a 10mila euro.

È questo il ritratto, non certo positivissimo, del mercato del lavoro italiano all’anno 2020 secondo la fotografia dell’ISTAT nell’indagine “Reddito e condizioni di vita”. Nella stessa indagine viene fuori che a superare nell’anno 2020, quello dell’esplosione della pandemia, i 70mila euro annui sono solo una manciata di lavoratori, meno del 4% (3,7 per la precisione).

Ad ammortizzare le differenze legate al potere d’acquisto il sistema di ridistribuzione fiscale e redistributivo, che consente di ridurre la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi di 4,2 punti percentuali – se misurata dall’indice di concentrazione di Gini – e di 1,5 punti in termini di distanza tra il quinto più ricco della distribuzione e il quinto più povero (da 7,3 dei redditi familiari equivalenti lordi a 5,9 dei redditi familiari equivalenti netti).

Il costo del lavoro

Nel 2020 il cuneo fiscale e contributivo, ossia la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore, è in media pari a 14.600 euro. Anche se l’indicatore si riduce del 5,1% rispetto al 2019, il costo del lavoro continua a essere sopra il 45%.

Su questo costo, i contributi sociali dei datori di lavoro costituiscono la componente più elevata (24,9%), mentre il restante 20,6% risulta a carico dei lavoratori: il 13,9%, sotto forma di imposte dirette e il 6,7% di contributi sociali. Confrontando inoltre le variazioni a prezzi costanti intervenute nelle componenti del costo del lavoro tra il 2007 (ante crisi economica del 2008) e l’anno relativo all’indagine (il 2020) risulta che i contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti del 4%, anche per l’introduzione di misure di decontribuzioni, mentre i contributi dei lavoratori sono rimasti sostanzialmente invariati, le imposte sul lavoro dipendente sono aumentate in media del 2%, mentre la retribuzione netta a disposizione dei lavoratori si è ridotta del 10%.

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