Economia

Superbonus, De Rosa (ALA CAMPANIA) “È passata una narrazione assolutamente fuorviante. Misura nata per tutelare il patrimonio edilizio”

La stretta del Governo sul “Superbonus” preoccupa non poco imprese, tecnici, e famiglie. L’ennesima modifica alla disciplina, la ventiquattresima in 33 mesi, blocca lo sconto in fattura e la cessione del credito. Resta la possibilità di eseguire i lavori a proprie spese e procedere poi alla detrazione fiscale.

Di fatto abbiamo uno “spartiacque” tra quanto accaduto prima del 16 febbraio e dopo l’entrata in vigore della nuova previsione che ha aperto non pochi scenari di incertezza per chi è rimasto nel “guado”, avendo iniziato i lavori senza riuscire ancora, ad esempio, a cedere il credito.

E sono proprio le situazioni degli “esodati” del Superbonus che preoccupano di più.

Prendiamo in esame l’ipotesi, di chi ha già iniziato i lavori, ha eseguito almeno una cessione a Sal (Stato avanzamento lavori), dopo aver effettuato già il 30% delle opere. In questo caso, non ci dovrebbero essere problemi con le cessioni del credito e, quindi, con la chiusura del cantiere

 Situazione diversa per i condomini o per i proprietari che hanno depositato la Cilas (la Comunicazione di inizio lavori) ma non hanno ancora avviato i lavori. Anche in questo caso, però, si potrà cedere il credito, ma il rischio è quello di non trovare banche che vogliano farsene carico, considerando la situazione in evoluzione. Chi non ha ancora presentato la Cilas, infine, non potrà più cedere il credito.

Secondo molti tecnici, però, l’errore più grave che si è commesso è quella di una falsa rappresentazione della realtà con una narrazione del Superbonus esclusivamente visto in chiave speculativa.

“Purtroppo nello story telling del mainstream – afferma Raffaele De Rosa, ingegnere e vicepresidente ALA Campania Sindacato degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti italiani–  non si evince che il provvedimento del superbonus 110% fosse stato concepito per riqualificazione del patrimonio edilizio, soprattutto dal punto di vista sismico,  incentivato attraverso lo strumento della cessione del credito. Poco credibile appare inoltre anche la questione finanziaria: l’impatto economico della spesa, valutata nel suo complesso, è nettamente positiva e seppure ci fosse stata esigenza di fare deficit, sarebbe stato per il bene comune. Insomma il superbonus andava migliorato, nonostante le 24 modifiche in 33 mesi, ma non abrogato”.

Lo stesso De Rosa evidenzia come  il patrimonio edilizio italiano sia molto vetusto e necessita di un messa in sicurezza. Il Superbonus andava proprio in questa direzione. Il rischio è che molti si possano ritrovare con lavori iniziati, ma non in grado di poter essere completati.

Come si esce da questa situazione?

Il vice Ministro dell’Economia, Maurizio Leo, in un recente incontro con le organizzazione del mondo edile ha preso impegno circa la soluzione dell’annoso problema dei crediti incagliati (attualmente circa 19 mld su 110 mld complessivi di incentivi edilizi richiesti e presenti sulla piattaforma dell’Agenzia delle entrate).

Una delle possibilità potrebbe essere quella di estendere il periodo di utilizzo del credito di imposta in dieci anni anziché cinque, per renderlo  più utilizzabile.

 Il CNDCEC – Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed esperti contabili, inoltre,  condivide le proposte di ANCE e ABI che prevedono la possibilità di estendere, in tempi estremamente rapidi, il perimetro della compensazione delle banche anche agli F24 che raccolgono per conto dei loro clienti, con una percentuale sostenibile e ragionevole. Staremo a vedere cosa accadrà nelle prossime settimane.

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