Economia

Il Fondo Nuove Competenze è rifinanziato per un miliardo di euro

Il tesoretto destinato alla formazione aziendale per il reskilling e l'upskilling dei dipendenti è rifinanziato. Ecco come funziona e quali progetti sono eligibili.

Se da un lato le notizie su rimodulazione del Reddito di Cittadinanza e possibili rivoluzioni alla NASPI spaventano i percettori di entrambe le forme di sussidio, dall’altro arrivano buone nuove per quanto riguarda i programmi di inserimento e reinserimento lavorativo: il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha recentemente annunciato il rifinanziamento per un miliardo di euro del Fondo Nuove Competenze.

Vero, anche, che questo risultato è principalmente legato al lavoro del vecchio Esecutivo che del Fondo Nuove Competenze aveva fatto un assets strategico importante insieme a sistema duale e Programma GOL per il Piano Nazionale Nuove Competenze come previsto da PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) e nato per “rafforzare il sistema della formazione professionale, difendere l’occupabilità dei lavoratori e far crescere la produttività delle aziende“. Volendo estremamente semplificare per i non addetti ai lavori, il Fondo Nuove Competenze è quel fondo a cui possono accedere le aziende che con specifici programmi di formazione permettono il reskilling e l’upskilling dei propri dipendenti.

Il focus è su transizione digitale ed ecologica, quindi i i progetti formativi debbano perseguire tali obiettivi di riferimento. I dipendenti quindi devono acquisire nuove competenze (o aggiornare le precedenti) che abbiano direttamente (o in qualche caso indirettamente) riferimento a tali temi. Anco più specificatamente, corsi di formazione che permettano ai dipendenti rientranti in azienda di essere collocati su processi di innovazione digitale, economia circolare, efficientamento energetico, commercializzazione e produzione sostenibile etc.etc.

Come in passato, quindi, nelle due macroaree di intervento devono rientrare tutti i percorsi formativi previsti dalle aziende e eligibili di finanziamento. Il Fondo Nuove Competenze, di fatto, finanzia i percorsi formativi volti a creare nuove (o aggiornare vecchie) competenze che permettano ai dipendenti di acquisire nuove skill che siano poi riutilizzate nei processi aziendali di innovazione digitale o legate ai temi ambientali di oggi (efficentamento energetico, economia circolare, sostenibilità ambientale). Un mondo vastissimo che, sebbene esistano dei riferimenti ben precisi, permette comunque alle aziende di lanciarsi in un mare di opportunità.

A gestire questo “tesoretto” (per usare un eufemismo) di un miliardo (ben più dei 720mila euro circa del passato finanziamento) è l’ANPAL che si fa onere della pubblicazione dell’avviso per permettere alle aziende di candidare i propri progetti elegibili per l’iniziativa. Più in generale, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro si occuperà anche stavolta della gestione dell’intero plafond e il suo accesso. Qui il link all’avviso.

L’agevolazione per le aziende che avranno la possibilità di accedere al fondo attraverso specifici programmi di formazione aziendale dedicata ai dipendenti, anche in questo caso, consiste nel sostegno dello Stato nel pagare le ore lavoro che i dipendenti dedicano in formazione (anche se in quota percentuale).

Nello specifico, il finanziamento sarà così strutturato:

a) la retribuzione oraria è finanziata dal Fondo per un ammontare pari al 60 per cento del totale. La retribuzione oraria è calcolata a partire dalla retribuzione teorica mensile comunicata dal datore di
lavoro all’INPS riferita al mese di approvazione dell’istanza di accesso al Fondo, moltiplicata per 12 mensilità e suddivisa per 1.720 ore considerate un tempo lavorativo annuo standard;

b) gli oneri relativi ai contributi previdenziali e assistenziali delle ore destinate alla formazione sono rimborsati per l’intero, inclusivi della quota a carico del lavoratore, al netto degli eventuali sgravi contributivi fruiti nel mese di approvazione dell’istanza di accesso al Fondo. Gli oneri sono calcolati come quota oraria contributiva ottenuta applicando l’aliquota contributiva alla retribuzione oraria di cui alla lettera a);

c) la quota di retribuzione finanziata dal Fondo di cui alla lettera a) è pari al 100% in caso di accordi che prevedano, oltre alla rimodulazione dell’orario finalizzata a percorsi formativi, una riduzione dell’orario normale di lavoro a parità di retribuzione complessiva, anche di natura sperimentale che operi per almeno un triennio in favore di tutti i lavoratori dell’azienda.

Origine
Ministero del Lavoro

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