Economia

Shrinkflation: gli accorgimenti per non cascarci

Una istruttoria dell'Antitrust riaccende il faro sulla pratica della riduzione del prodotto nel pacco, per dirla in termini semplici, allo stesso prezzo. Ecco come evitarla.

La shrinkflation ”è un fenomeno dilagante in Italia”. Lo ha detto, non molto tempo fa, la Codacons quando l’Antitrust ha dichiarato apertamente di stare indagando sul fenomeno già denunciato e che ha avuto una mezza esplosione (avvertita appunto dalle associazioni di consumatori in primis) quando le prime avvisaglie di tensioni in est Europa si sono fatte tragicamente reali.

“In attesa delle valutazioni dell’Antitrust, ricordiamo che il fenomeno della shrinkflation determina una inflazione occulta che si aggiunge a quella ufficiale, danneggiamento pesantemente i consumatori e svuotando i carrelli della spesa”, afferma il presidente Codacons Carlo Rienzi. ”Invitiamo gli utenti, specie in questo periodo di emergenza, a prestare la massima attenzione in fase di acquisto e a controllare sempre confezioni, pesi, etichette e prezzi in modo da difendersi da tale odiosa pratica”.

Ma cosa è la shrinkflation?

La shrinkflation è l’unione di due inglesismi: con shrink si intende in pratica stringere, o meglio contrarre; inflation non ha bisogno di spiegazioni. Il gioco è il seguente: immaginiamo di avere un pacco di pasta della marca X di 500 grammi che prima costava 1 euro. Domani, X decide di vendere lo stesso pacco di pasta allo stesso prezzo, apportando giusto qualche marginale modifica al packaging, ma a sorpresa i 500 grammi sono diventati 450. Un modo per rincarare di fatto il prodotto, ma senza darne percezione ai consumatori.

Ed è proprio tra i consumatori che il malessere è aumentato per una pratica già nota a tanti ma in piena recrudescenza. Sugli scudi sono salite quasi tutte le associazioni di categoria, con un nuovo moto di denuncia a cavallo delle dichiarazioni dell’Antitrust. La no profit Consumerismo attribuisce alla shrinkflation lo “svuotamento medio del 30% del carrello della spesa”.

Grazie alla collaborazione della community degli ACmakers, il progetto che permette di partecipare in prima persona ai test e sondaggi Altroconsumo, sono stati raccolti diversi casi che aiutano a fare luce su questo fenomeno. Tra i prodotti segnalati dagli ACmakers che hanno visto una riduzione della quantità contenuta nelle confezioni, senza un’adeguata rimodulazione del prezzo, vi sono le confezioni di Philadelphia light (passate da 200 a 190g), di Kinder Brioss (da 280 a 270g), di Krumiri Bistefani (da 300 a 290g), di detergente piatti Nelsen (da 1.000 a 900 ml) e di fazzoletti usa e getta, il cui contenuto in ogni singolo pacchetto è passato in molti casi da 10 a 9 fazzoletti.

Attenzione, però: non tutte le riduzioni dei formati sono uguali e, paradossalmente, in alcuni casi potrebbero anche essere valutate in maniera positiva. È il caso, per esempio, di alcune confezioni di tonno in scatola, la cui riduzione di peso ha interessato il solo contenuto di olio, che normalmente non viene consumato, mantenendo lo stesso quantitativo di pesce sgocciolato.

Starà ora all’Antitrust stabilire se e chi abbia messo in campo una vera e propria pratica commerciale scorretta e violare così il Codice del consumo. L’Antitrust ha dichiarato che accerterà se il consumatore sia stato informato in maniera chiara e trasparente in etichetta del cambio di formato subìto dal prodotto: in caso contrario procederà a un approfondimento. In attesa di capire quali saranno le decisioni dell’Autorità, Altroconsumo continuerà a vigilare su nuovi possibili casi di shrinkflation.

Shrinkflation, ecco come evitarla

“L’unica arma davvero valida a disposizione dei consumatori è l’attenzione che occorre prestare nei punti vendita”, affermano dall’associazione dei consumatori: bisogna sempre controllare il formato del prodotto che si sta per comprare, cioè il peso o il volume, e poi verificare il prezzo al chilo oppure al litro. Massima attenzione al formato del prodotto e al relativo prezzo al chilo o al litro. In questo modo è possibile effettivamente capire quanto si sta spendendo in proporzione alla quantità di prodotto che si sta mettendo nel carrello. Occhio a non farsi ingolosire dalle offerte speciali, perché il fenomeno potrebbe fare capolino anche in quel caso. Indubbiamente le promozioni, le offerte speciali o i pacchi di confezioni formato famiglia possono essere un’alternativa valida per chi vuole risparmiare, ma è sempre bene valutarne l’effettiva convenienza.

Occhio, inoltre, a parità di spesa le quantità portate a casa ”sono inferiori” e la riduzione delle quantità di prodotto nelle confezioni riguarda ”non solo il comparto alimentare, come merendine, succhi di frutta, biscotti, ma una moltitudine di beni per la cura della casa e l’igiene personale, dai detersivi ai dentifrici, passando per carta igienica e shampoo”. Prodotti per i quali i prezzi di vendita ”rimangono inalterati nonostante le dosi e i pesi inseriti nelle confezioni subiscano una costante diminuzione”.

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